martedì 17 dicembre 2013

Il pelo nel vuoto

Come abbiamo evidenziato più volte, che la storia del numero unico 112 in Italia stia a metà strada tra la farsa e la tragedia è fuor di dubbio, ma il servizio mandato in onda da Report il 16 dicembre è veramente la testimonianza di un giornalismo che cerca la polemica facile, evitando accuratamente di approfondire i fatti.
Il servizio prende spunto dall'alluvione in Sardegna, dove i centralini dell'emergenza sono stati (ovviamente!) saturati da un numero enorme di chiamate, e la testimonianza chiave è quella di un carabiniere che alla domanda "avete avuto problemi a gestire le chiamate?" risponde "sì abbiamo avuto problemi": sconcerto del giornalista scandalizzato... L'inquadratura passa a Madrid, dove invece non hanno nessun problema perchè hanno il 112. Da noi la gente muore e lì no.
Ma passi per questa truce semplificazione, il servizio passa a criticare il 112 di Varese perchè l'esperimento è nato lì solo perchè è la città di Maroni, allora Ministro dell'Interno, ed è costato troppo.
Ovvero: se non si fa si sbaglia, se si fa si sbaglia.
Tralasciando tutto questo, la riflessione è però un'altra: vedendo i servizi di Report ci scandalizziamo delle nefandezze italiane. Ma non è che anche in quei casi, dove non conoscendo la materia non posso giudicare la veridicità del servizio, non ci sia sotto un'abile manipolazione per rendere tutto così scandaloso?

giovedì 14 novembre 2013

The Untouchables

Qualcuno lamenta che in Italia i Magistrati sono una casta di intoccabili, ma è certo che loro, almeno, devono rispondere alla Legge. Veramente intoccabili sono invece i vertici di ENAC, che le leggi se le fanno da soli e non sono tenuti a rispondere a nessuno: se qualcuno prova a contestarli, non tentano nemmeno di spiegarsi, semplicemente guardano con disprezzo chi si azzarda a mettere in discussione il loro operato.
Il recente passato dell'elisoccorso è costellato di perle prodotte da questi grandi saggi, che con la scusa di perseguire la sicurezza hanno prodotto più volte regolamenti assurdi: come ad esempio quello che impedisce l'uso dei visori notturni (NVG) ai piloti civili...
Ma il massimo l'hanno raggiunto con la circolare sulle elisuperfici APT- 36 del 30 ottobre 2013, che stabilisce al paragrato 10.1 che "il mancato rinnovo dell'autorizzazione entro la scadenza non consente l'ulteriore utilizzo dell'elisuperficie".
Per comprendere l'assurdità di questa decisione, bisogna sapere che le elisuperfici delle basi HEMS e quelle dove si effettuano più di 100 movimenti l'anno (ovvero quelle dei principali ospedali) devono essere approvate dall'ENAC; l'autorizzazione ha durata triennale e deve essere rinnovata mediante una visita di verifica da parte degli ispettori dell'ENAC.
Dato che siamo in Italia, i gestori presentano regolarmente domanda di rinnovo, ma i funzionari di ENAC non hanno tempo di verificare tutte le basi prima della scadenza, così da quindici anni a questa parte la prassi prevedeva che, se l'elisuperficie non aveva subito modifiche dopo la precedente approvazione e la domanda era stata regolarmente presentata, l'elisuperficie poteva continuare ad essere utilizzata anche dopo la scadenza, in attesa della visita.
Con la nuova circolare cambia tutto: dalla scadenza in poi, anche se la colpa della mancata visita è di ENAC, l'elisuperficie non può essere utilizzata.
L'AREU Lombardia e la Regione del Veneto hanno scritto formalmente ai vertici di ENAC chiedendo di rivedere tale decisione, la cui applicazione comprometterebbe il servizio di elisoccorso. Ed ENAC cos'ha fatto? Non si è neppure degnata di rispondere (come forma e cortesia vorrebbero), anzi voci di corridoio narrano che il Vice Direttore Generale sia parecchio stizzito: come si permettono questi volgari gestori di elisoccorso di mettere in discussione il suo operato? Come possano osare di pensare che ENAC ammetta di aver sbagliato? Che si arrangino...
Risultato: i servizi di elisoccorso continuano ad operare sulle elisuperfici scadute (e quindi vietate da ENAC) e direttori, gestori delle elisuperfici e piloti se ne assumono tutte le responsabilità: se succedesse un incidente, siamo certi che ENAC sarebbe pronta a scagliare la prima pietra.
E le Direzioni Aeroportuali, sulle quali ricade il dovere d'ufficio della vigilanza, informate ufficialmente di tale situazione, invece che intervenire e bloccare l'attività, fanno finta di non aver saputo nulla.
Di questi tempi va di moda prendersela con quei politici che rubano lo stipendio: magari fossero i soli che fanno andare a rotoli l'Italia, ahimè.

lunedì 23 settembre 2013

Grasso che cola

Con la DGR 1527 del 15 settembre 2013 la Giunta Regionale del Veneto ha stanziato 203.679,43 euro per la messa in sicurezza della Villa Nievo Bonin Longare di Montecchio Precalcino, di proprietà dell'Azienda ULSS 4.
Villa Nievo è un rifacimento neogotico di fine '800 di una villa settecentesca, a sua volta sorta su un insediamento di origine medievale, con annesso uno splendido parco. Il complesso di cui fa parte la villa fu ceduto ai primi del 900 all'Amministrazione Provinciale di Vicenza e divenne una struttura manicomiale; con la riforma sanitaria la proprietà fu trasferita all'Azienda ULSS 4, che l'ha adibita a "centro servizi". In particolare la Villa vera e propria è adibita a centro convegni, utilizzato soprattutto dalla Segreteria Regionale alla Sanità, grazie ad una convenzione con la Regione del Veneto, che corrisponde all'ULSS un canone annuale di 15.000 euro per un numero massimo di 30 eventi l'anno.

mercoledì 10 luglio 2013

L'insostenibile leggerezza dell'inutile

Avevamo già accennato alle reazioni scomposte in merito alla necessità di maggiore sicurezza sui campi di gioco seguite alla morte del calciatore Morosini.
Sull'onda di quelle reazioni è finalmente approdato alla Gazzetta Ufficiale il tanto atteso Decreto Balduzzi "Disciplina della certificazione dell'attivita' sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita", già firmato in aprile ma rimasto a stagionare un pochino.
Una delle finalità del decreto è quella di garantire maggiore tutela agli sportivi mediante una revisione delle modalità di certificazione dell'idoneità fisica.
Quando muore uno sportivo, professionista di alto livello, la riflessione che mi viene spontanea è che, stante la quantità e qualità di accertamenti clinici che vengono eseguiti dalle Società (anche per tutelarsi da incauti acquisti, e quindi ben approfonditi..), ci sono patologie che comunque sfuggono a qualsiasi diagnosi preventiva...
Invece i soloni accreditati dal Ministero, ben sapendo che la visita medica serve a poco o nulla e che un'ECG a riposo quasi mai rivela anomalie anche in soggetti con gravi patologie cardiache, che cosa decidono?